Il 6 marzo è il mio compleanno. Storia di virus, voragini, scuola e…cultura
Il 6 marzo è il mio compleanno. Ricordo perfettamente il 6 marzo 2020. Era venerdì e come ogni venerdì di questo periodo sono partita per la montagna con i miei figli più piccoli. Gli altri erano già là col papà che ogni anno regala loro e a se stesso un venerdì di sci dopo la fine del primo quadrimestre. Sono arrivata e loro mi aspettavano con la torta, la candelina e un Oscar per la mamma migliore.
Non avrei mai immaginato che da lì a due giorni la nostra vita sarebbe completamente cambiata.
Tra due giorni è di nuovo il mio compleanno. Ne compio 40. Mi illudevo che avrei festeggiato. In vari modi. Sono una a cui piace proprio festeggiare.
Da quel compleanno del 2020 è già passato un anno. Un anno in cui ogni mattina, facendo sempre lo stesso percorso per andare in libreria, passo davanti a un liceo e a una scuola media. Molto chiusi quest’anno. Di fronte ad essi ci sono dei lavori in corso da mesi. Appena il liceo è stato riaperto, poche settimane fa, hanno pensato bene di aprire una voragine esattamente davanti all’ingresso, con una ruspa che fa un rumore indiavolato.
Però i ragazzi vanno e vengono, in presenza e non in presenza, ormai come automi, meccanicamente… Cosa ci sarà dentro quelle teste? Quali pensieri? Quali sentimenti? Che ragionamenti faranno sul futuro che viene loro offerto?
Siamo tutti impotenti e stiamo a guardare questi disastro, questo annullamento di un’intera generazione. Non voglio mai più sentire parlare di “sdraiati”, “bamboccioni”, “choosey”, stanno pagando loro il prezzo più alto.
Ho due nipoti a cui tengo moltissimo che sono proprio fra le medie e i primi anni del liceo. Noi sognavamo di trovare la scusa per non andare a scuola, loro sognano un po’ di normalità, diritto allo studio, l’ABC della nostra Costituzione.
Io come zia posso fare meno di nulla. L’unica cosa che mi viene in mente, in quanto zia libraia, è regalare loro libri che spero tocchino qualcuna delle loro corde interiori. Non sono dei grandi lettori, ma è un modo per comunicare, per far sentire loro che non sono soli e che la cultura, anche se stanno facendo di tutto per allontanarli, li salverà. Provo a gettare dei semi e spero che qualche cosa germogli. I libri hanno un certo potere.
Fra due giorni richiudono le scuole. È già durata troppo la pacchia. Oggi finalmente hanno chiuso il buco di fronte all’ingresso del liceo davanti a cui passo tutte le mattine. Tanto oramai di studenti non se ne vedranno più per un po’.

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